Water kills
Jeff e la premonizione maledetta
È stato sufficiente un solo album per proiettare il figlio di Tim Buckley nell’Olimpo del rock ed è bastato meno di un minuto per far affogare la sua leggenda nelle acque del Mississippi…
di Ezio Guaitamacch
Lo chiamano “the mighty Mississippi” ed è il corso d’acqua più lungo, imponente e leggendario del Nord America. Negli anni, sopra le sue acque limacciose (dalle quali ha preso il nome uno dei suoi figli prediletti, il bluesman Muddy Waters) sono transitate migliaia di imbarcazioni cariche di merci di ogni tipo ma anche di sogni e di speranze di chi, dal profondo sud, emigrava al nord in cerca di fortuna. Molti si fermavano a Memphis, Tennessee, importante porto industriale e capitale del commercio di cotone e legname. Specie negli Anni 50, quando il lavoro non mancava e la città era animata da una vivace scena musicale. Allora, blues, r&b e gospel dettavano il ritmo della vita a Beale Street e dintorni dove superstar come Aretha Franklin, Al Green, Johnny Cash e Jerry Lee Lewis registravano le loro canzoni. Proprio a Memphis, Elvis ha iniziato la sua carriera e, negli studi della Sun Records di Union Avenue, ha dato vita al rock’n’roll. Anche per questo Jeff Buckley decide di venire qui e in meno di tre anni la sua esistenza cambia. Conosciuto soltanto come “il figlio di Tim” (songwriter cult degli Anni 70 morto tragicamente di overdose a soli 28 anni) nell’estate del 1994 diventa una star mondiale grazie al successo di critica e di pubblico del suo album di debutto, Grace.