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Bruxelles, cité nouvelle

Nel 1925, a Parigi, in occasione dell’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne, l’Art Déco si afferma a livello mondiale. Autentica star degli anni ruggenti, questo movimento artistico, le cui qualità estetiche fioriscono non solo sulle facciate di edifici ma anche nell’arredamento e nelle arti decorative, raggiunge inevitabilmente anche la vicina Bruxelles, plasmandola. Nella capitale belga, è il Palais des Beaux-Arts (oggi Bozar, centro d’arte contemporanea e hub culturale polivalente nel Quartiere Reale), firmato dal grande Victor Horta, a lanciare la tendenza. A seguirlo, abitazioni borghesi, ville e condomini ispirati da motivi geometrici, materiali lucenti, colori caldi e contrastanti e un gusto pronunciato per l’esotico. L’anno dell’Art Déco è l’occasione per scoprire la ricchezza culturale di Bruxelles non limitandosi alla Grand-Place e alle Gallerie Reali, ma spingendosi oltre i sentieri battuti ed esplorando palazzi e case private dalle vetrate multicolori e dalle eleganti balaustre arricciate. Tra queste, c’è la Villa Empain, oggi Fondazione Boghossian. Costruita tra il 1930 e il 1934 dall’architetto svizzero-belga Michel Polak, fu commissionata dal barone Louis Empain, figlio dell’industriale Édouard Empain. Per realizzarla furono impiegati preziosi rivestimenti in pietra e roccia provenienti da tutto il mondo, tra cui il granito levigato di Baveno usato per creare la facciata, decorata con foglia d’oro. È tra le prime abitazioni private del Belgio ad avere una piscina, dotata di riscaldamento, circondata da un pavimento a mosaico. Le sue sale sfarzose, rivestite in marmo, legno, stucchi e foglie d’argento, ospitano Echoes of Art Déco (fino al 25 maggio), una mostra che invita a immergersi nei vivaci Anni 20 e 30 del secolo scorso tra mobili, vetro colorato, disegni, lavori in legno, ferro e ceramiche. A proposito di ceramiche: per il prossimo anno, segnatevi in agenda la Ceramic Brussels di fine gennaio

maison saint cyr (1900-1903), gustave strauven.

villa empain ospiterà echos of art déco.

ineterno della villa empain ospiterà echos of art déco.

È la prima fiera internazionale d’arte contemporanea dedicata interamente alla ceramica, dove espongono gallerie di tutto il mondo (quest’anno, in mostra c’erano, tra le altre, le francesi Galerie Gastou e Scene Ouverte e la belga Sorry we’re Closed) e ospitata al Tour&Taxis, ex sito industriale convertito in spazio multifunzionale, tra i maggiori esempi di riqualificazione urbana della capitale belga. Da non perdere. Proseguendo l’itinerario sulle tracce dell’Art Déco bruxelloise, ecco un altro edificio assolutamente fuori dai radar turistici, ma che è una vera istituzione architettonica e musicale cittadina: il Flagey, nell’omonima piazza che prende il nome da Eugène Flagey, primo sindaco del comune di Ixelles (la regione di Bruxelles-Capitale è suddivisa in 19 municipalità, ognuna con un proprio borgomastro). L’antica Maison de la Radio è opera dell’architetto belga Joseph Diongre che nel 1933 presentò il suo progetto al concorso indetto per dotare Bruxelles di un edificio moderno per la radiodiffusione, che in quegli anni cominciò a imporsi come importante mezzo di comunicazione. Nacque così l’Inr, Institut National de Radiodiffusion, con la sua caratteristica forma di un transatlantico, sintesi perfetta di innovazione architettonica e rigorosi requisiti tecnico-acustici. Le sue sale, tra cui spicca lo Studio 4, rinnovato alla fine degli Anni 90 da Philippe Samyn che l’ha ampliata inserendovi dei banconi e ha ottimizzato l’infrastruttura tecnica con moderni sistemi di illuminazione e d’audio, sono state elogiate da musicisti di tutto il mondo per la loro eccellente acustica. Andateci per assistere a uno degli spettacoli, ai concerti e ai numerosi festival del ricco calendario annuale. O anche soltanto per una visita guidata tra sale e corridoi. In centro città, la Concattedrale dei Santi Michele e Santa Gudula è comoda da raggiungere e vale la pena di essere visitata (al centro della navata centrale, sulla destra, si impone il pulpito barocco scolpito nel 1699 dallo scultore fiammingo Hendrik Frans Verbruggen e le sue vetrate colorate, che rappresentano scene sacre, sono bellissime).

vicino a place des martyrs, le temple maçonnique des amis philanthropes.

Ma è un’altra la chiesa di Bruxelles che attira maggiormente l’attenzione di architetti appassionati della materia e storici: la Basilica Nazionale del Sacro Cuore. Nell’ottica di abbellire la capitale e dotarla di edifici imponenti in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza belga (1880), re Leopoldo II impressionato a seguito della visita alla Basilica del Sacro Cuore di Parigi, decise di far erigere sull’altipiano di Koekelberg, all’epoca poco più che un villaggio a nord-ovest del centro di Bruxelles, un pantheon nazionale religioso. Sarà soltanto 25 anni più tardi che il reale poserà la prima pietra della basilica nazionale, quando l’architetto Albert Van Huffel darà via alla realizzazione della chiesa più grande della capitale belga, il maggiore edificio Art Déco al mondo (il primo progetto, di Pierre Langerock, in stile neogotico fu accantonato perché desueto e troppo costoso). Qualche curiosità: nella basilica si trovano due musei – il museo delle Sorelle Nere e quello dell’Arte religiosa moderna – e fin qui niente di strano, ma i suoi sotterranei dispongono anche di cinque sale e un bar ristorante che possono essere affittati in occasione di eventi. La basilica di Koekelberg è anche la quinta chiesa più grande al mondo per dimensioni. La sua maestosa cupola centrale, affiancata da due torri gemelle rotonde, infatti, ha un diametro di 33 m ed è situata a 93 m di altezza. Dalla sua piattaforma, posta a 53 m di altezza, si ammira uno dei panorami più belli di Bruxelles e le campagne circostanti. Nelle belle giornate, la vista spazia persino sulla Cattedrale di San Rombaldo, a Mechelen, una graziosa città fiamminga a 25 km di distanza dalla Capitale.

cattedrale di san rombaldo, a mechelen, città fiamminga a 25 km dalla capitale.

flagey l’antica maison de la radio.

È tempo di ritornare verso sentieri più battuti, dirigendosi al Parco del Cinquantenario, il polmone verde cittadino. Diversamente da quel che si potrebbe immaginare, Bruxelles è una città ricca di spazi green e il Cinquantenario, il più grande della città, è dove i suoi abitanti si ritrovano nei pochi giorni di sole durante il corso dell’anno e, soprattutto, d’estate. È il luogo ideale dove rilassarsi circondati dal verde, ma non si viene qui solo per passeggiare tra alberi, fiori e siepi. Nella magnifica cornice del Parco, infatti, si nascondono alcuni dei musei più importanti del Belgio, tra cui il Museo dell’Arte e della Storia con una ricca collezione di reperti, statue e oggetti. Una visita qui è un incredibile viaggio dalla preistoria al XX secolo, ma è una, in particolare, la sala da tenere d’occhio quest’anno. È quella dedicata all’Art Nouveau e all’Art Déco belghe: una nuova e immensa sala di 715 mq interamente consacrata a queste due correnti artistiche che hanno forgiato Bruxelles che sarà visitabile da giugno ed entrerà a far parte della collezione permanente del museo. Se volete vivere un’esperienza unica che nessun turista, o quasi, fa, recatevi invece all’Istituto Reale del Patrimonio, altra perla belga che ha sede nel Cinquantenario, benché sia visitabile solamente in specifiche giornate e su prenotazione. È qui che quadri, monumenti e oggetti di valore storico esposti poi nei musei belgi, passano tra le mani esperte di storici dell’arte, restauratori, fisici e geologi, tra gli altri. Nato nel 1900 come istituto di Servizio Fotografico, fu ampliato venti anni dopo per raccogliere fotografie di opere d’arte ed edifici e, successivamente, nel 1934 fu adibito a laboratorio per individuare le tecniche di falsificazione dell’arte e pratiche di restauro smisurate. Con il tempo, il patrimonio di dati e immagini aumentò a tal punto che nel 1962 fu necessario costruire un edificio apposito, mentre fino ad allora erano stati messi a disposizione alcuni locali del Museo di Arte e Storia. È così che l’Istituto del Patrimonio divenne il primo edificio al mondo progettato per la ricerca interdisciplinare. Un’ulteriore occasione per scoprire una Bruxelles fuori dai classici itinerari.

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