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Il bianco e il nero: ode alla materia

Una grande sala rettangolare è tagliata in due da una parete divisoria: da un lato domina il bianco, dall’altro il nero. Nel primo spazio sono esposte le opere di Enrico Prampolini, nel secondo quelle di Alberto Burri. Due mondi che sembrano opporsi come i due colori che li accolgono, eppure capaci di toccarsi sul filo sottile delle sperimentazioni materiche. A guardarli, sembrerebbero condividere ben poco: appartengono a generazioni successive, non si frequentarono pur avendo lavorato entrambi a Roma, né risulta che nutrissero simpatia reciproca. Tuttavia, come il bianco e il nero che s’incontrano sulla stessa linea di confine, anche il loro lavoro finisce per mostrarsi contiguo nella sua testarda disobbedienza alle tecniche tradizionali.

È questo uno dei doni della mostra in corso presso la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano: svelare delle assonanze inaspettate indagando il percorso di due maestri del Novecento che, pur con ragioni e modalità espressive diverse, indagano a fondo il rapporto con la materia che li porta a mescolare elementi classici – tele, cornici, colori ad olio – con altri più anomali rispetto ai canoni dell’arte, come catrami, stoffe, plastiche, spugne, piume, terre, legni e spaghi.

La Collezione Olgiati non è nuova a questo genere di mostre, create dall’accostamento fra figure che hanno segnato il mondo dell’arte: nel 2023, c’è stato il confronto tra Giacomo Balla e Piero Dorazio sul tema della luce; nel 2024, quello fra Yves Klein e Arman sul Nouveau Réalisme. Ora quello fra Prampolini e Burri, dedicato appunto al loro rapporto con la materia. Un’esposizione curata da Gabriella Belli e Bruno Corà, realizzata in collaborazione con la Fondazione Burri di Città di Castello e allestita dall’architetto Mario Botta, maestro del linguaggio essenziale e ideatore della sottolineatura bianco-nera che separa le opere dei due artisti, uno esponente eclettico del Futurismo, l’altro dell’avanguardia informale del secondo dopoguerra.

Un’esposizione che nella sua dualità pare richiamare il rapporto fra i due collezionisti che l’hanno voluta e ispirata. Giancarlo e Danna Olgiati hanno dedicato la vita all’arte contemporanea, influenzandosi reciprocamente nella scelta delle centinaia di opere che oggi compongono la loro collezione, concentrata prevalentemente sull’arte italiana e ricca di opere futuriste e di arte povera. “La ringrazio ancora per avermi convinto a comprare il nostro primo quadro futurista”, ha ricordato Giancarlo riferendosi alla moglie Danna, durante la presentazione della mostra su Prampolini e Burri, che resterà aperta fino a gennaio.

Le opere esposte sono una ventina per ognuno dei due artisti. I curatori avrebbero potuto mescolarle per cercare un raffronto diretto. Invece hanno optato per una separazione netta, che segna il distacco ma lascia anche il visitatore più libero di immaginare eventuali assonanze nella visione della materia di ciascuno di loro. Prampolini, che grazie anche a un lungo soggiorno a Parigi sviluppa contatti con i surrealisti diventando il più internazionale dei futuristi. E Burri, meno teorico, ma ancor più radicale nella sua disobbedienza nell’uso della materia, che arriva a sostituire completamente a disegni e colori. Del primo in mostra ci sono assemblaggi di oggetti poveri, esercizi di composizione e scomposizione ad olio e sperimentazioni polimateriche. Del secondo si va dai sacchi di iuta incollati alle tele alle plastiche bruciate, dai cretti tridimensionali ai cellotex industriali.

La mostra di Lugano presenta opere esemplari di entrambi, restituendo un’idea articolata del secolo di pratica coperto dalle loro biografie congiunte, che si apre nel 1894 con la nascita di Prampolini e si chiude nel 1995 alla morte di Burri.

Non capita spesso che un’istituzione privata offra gratuitamente una mostra di questa caratura, capace di raccogliere un numero di opere importanti provenienti da diversi musei e collezioni, un profondo lavoro di ricerca di curatela e un’organizzazione degli spazi firmata da un architetto d’eccezione. Una Good News for a Good Exhibition – come la definirebbe questo giornale – per un viaggio nella sperimentazione di due maestri dell’arte italiana attraverso un accostamento che genera suggestioni intriganti.

Fino all’11 gennaio
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
Orari d’apertura:
Gio – Do: 11:00 – 18:00
Masi Lugano
Riva Antonio Caccia 1, 6900 Lugano
Biglietti
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