
Sapore di Sal
Le spiagge, il kitesurf e la modernità turistica da una parte; le località assai più autentiche (con la giusta dose di saudade) dall’altra.
Le isole hanno sempre qualcosa di speciale. Quando un’isola si trova in mezzo all’Oceano Atlantico, il fascino è ancora più travolgente, come gli alisei che vi battono incessanti dal mattino alla sera. Aggiungi un po’ di deserto, un vulcano estinto con saline storiche, spiagge chilo metriche di sabbia bianca, ed eccoti sull’I sola di Sal. Luogo sperduto e allo stesso tempo accessibile, crocevia di culture afri cane, europee e sudamericane, Sal vive da sempre un forte dualismo. Esiste una sto ria antica (fatta di colonizzazione portoghese e indipendenza) e una storia recente (segnata da carestie e turismo), esiste un Nord desertico con piccoli paesi dalla forte identità locale ed esiste un sud, meta dei flussi turistici occidentali. Sal fa parte dell’arcipelago di dieci isole vulcaniche che costituisce la Repubblica di Capo Verde, posizionandosi tra le cosiddette isole di Barlavento (o Sopravento) assieme a São Nicolau, Boa Vista, São Vicente, Sant’Antão e Santa Luzia, l’unica isola disabitata. A differenza delle isole di Sotavento (in cui si trova Santiago, che ospita la capitale Praia), le isole di Barla vento sono caratterizzate da una scarsa piovosità e dalla presenza costante degli alisei, che modellano un territorio desertico con pochissima vegetazione e fauna.
Filosofia “no stress”
Il centro economico e culturale dell’isola è il paese di Santa Maria. Per capire come funzionano le cose qui, bisogna considerare che, fino agli Anni 60, a Sal non c’era turismo e che Santa Maria era un piccolo villaggio di pescatori. L’isola, infatti, era utilizzata dagli europei come scalo per voli diretti in Sud America (l’aeroporto internazionale Amílcar Cabral fu costruito nel 1939 per volere di Benito Mussolini) ed era centro di produzione di sale per il Paese colonizzatore, il Portogallo. Nel 1967, un imprenditore belga costruì un primo piccolo resort di 10 camere, il Morabeza di Santa Maria, principalmente ad uso dei piloti, ampliato negli Anni 90, con l’apertura agli investimenti stranieri (dopo l’indipendenza del 1975): da qui iniziò la vera e propria costruzione di Santa Maria. A livello storico e culturale, poco resta: la chiesa di Nossa Senhora Das Dores, con la sua facciata bianca e blu di epoca coloniale, e qualche casas portuguesas del periodo coloniale, come il Mercado Municipal. Qui, è il mood a colpire: aperitivi sulla spiaggia di otto chilometri a tutte le ore del giorno, musica live (aspettatevi la morna e la kizomba, la musica tradizionale capoverdiana, ma anche il raggae) e in generale un’atmosfera “no stress”, vero e proprio claim dell’isola.

Una sopa e una cachupa
Per vivere la vera Sal bisogna dirigersi a Espargos, il capoluogo. Le possibilità di trovare pochi turisti qui si moltiplicano e lo spirito d’avventura cresce man mano che si prosegue verso nord. Case basse e strade polverose fanno da contrasto ai numerosi murales che decorano le casas portuguesas. La quotidianità capoverdiana diana che si respira a Espargos è reale e sincera: chi non si sposta verso sud per lavorare rimane in città, seduto nei piccoli bar, a chiacchierare sotto i gazebo lungo la strada – trasformati in griglierie di pollo – oppure a comprare frutta e pesce nei mercatini improvvisati a ogni angolo. Una sopa de mão de vaca (zuppa di zampa di mucca) e una cachupa (uno stufato di legumi, carne e pesce, piatto nazionale capoverdiano: ricorda una trippa, ma è ancora più intenso grazie al mix mare e monti), accompagnati da una Strela ghiacciata (l’unica birra prodotta a Capo Verde), è quello che ci vuole per apprezzare al meglio i balli improvvisati in mezzo alla via al ritmo – qui sì – di morna: due quarti, tempo lento e parole in kriolo che cantano saudade.

A un palmo dal paradiso
Il villaggio di pescatori di Palmeira, sulla costa occidentale dell’isola, appare all’improvviso dopo il deserto che lo separa da Espargos. Le case basse, molto più colo rate rispetto a quelle del capoluogo, sono quelle dei pescatori, eroi locali con tanto di statua celebrativa al porto. L’oceano è più calmo da questa parte, l’insenatura protegge dagli alisei e ha favorito la costruzione dell’unico scalo dell’isola. Prima di mezzogiorno, il brusio al molo è sino nimo di mercato del pesce, il motore eco nomico del paese: tonni di centinaia di chili vengono tagliati in tranci e venduti direttamente agli acquirenti; pesci spada porzionati sul momento aspettano di es sere ritirati dai ristoranti di Santa Maria; polpi interi sono pronti per essere grigliati nei numerosi locali del paesino – uno su tutti, senza eguali in qualità e accoglienza, il Club Palmeirão Restaurante: polpo alla griglia con pomodorini, semplice, fresco, tenero e squisito.
Al centro del cratere
Sulla costa est, invece, c’è il controcanto del paradiso lento di Palmeira: le Salinas de Pedra de Lume hanno un aspetto infernale trovandosi al centro del cratere di un vulcano estinto. Un tunnel nella roccia di 50 m fa da accesso a questa visione dantesca, con distese di sale attorniate dal cratere di 900 m di diametro. Lo sfrutta mento commerciale del sale sull’isola iniziò nel XVIII secolo con il governatore portoghese Manuel António Martins, che fece cambiare il nome all’isola (prima si chiamava Ilha Plana, “isola piatta”) proprio per mettere in evidenza l’importanza della produzione salina. In una delle numerose vasche di sale si può fare il bagno per un’esperienza suggestiva simil Mar Morto.

Culla del kite surf
Il ritorno verso sud passa per la Baia de Fejoal (Shark Bay) e per la Kite Beach. Andiamo con ordine: nella Shark Bay il paesaggio non è più dantesco, ma ricorda il pianeta oceanico di Interstellar, con l’acqua che arriva al massimo al ginocchio per centinaia di metri, dove si rifugiano i cuccioli di squalo limone in cerca di protezione. Osservare gli squali che ti passano tra le gambe è sicuramente un’esperienza da brivido, ma molto più interessante è il paesaggio surreale da cui si è circondati. Ponta Preta, invece, è il non plus ultra per chi è appassionato di kitesurf, che qui è di fatto lo sport nazionale: chilo metri di sabbia e venti costanti. La coppa del mondo di kitesurf fa tappa fissa all’Isola di Sal, dove in marzo è partita la nuova edizione. «Lassù nel cielo sei una stella che non brilla, nel mare sei sabbia che non si bagna. Terra povera piena di amore»: sono queste le parole di Cesária Evora, la “diva a piedi nudi” che ha reso grande Capo Verde grazie alla sua musica. Forse è così che va descritta Sal, con parole perfette per tornare a casa con un po’ di saudade.