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Bergamo

Bergamo rilancia il suo ruolo culturale

“La città più bella del mondo? Facile, Bergamo”.  Le Courbusier se ne era innamorato perdutamente. Bergamo come una donna di una bellezza profonda, discreta, non appariscente, ma solida come le pietre delle sue Mura. Una città che si presenta, insieme a Brescia, all’appuntamento della Capitale della Cultura 2023 con il claim di “Città illuminata”. «Sarà una festa a cui tutti sono invitati, con la speranza che ognuno si senta partecipe e protagonista, non solo spettatore», spiega il sindaco Giorgio Gori, «Bergamo illuminata evoca tante cose, a partire proprio dalla conoscenza come luce, che ci aiuta a vedere e capire quello che si muove intorno a noi e spesso anche dentro di noi. E “illuminata” ci appare la Bergamo contemporanea: una città aperta, attrattiva e accogliente. Non solo “tollerante”, ma in grado di riconoscere le differenze come un valore e un fattore di crescita. Illuminata è la “città-faro” che nei momenti bui – ed è inevitabile attraversarne – ci offre una guida e un approdo». Il richiamo del primo cittadino è alla pandemia, che ha fatto di Bergamo una “città martire del Covid”. No, non è andato tutto bene in questo territorio, che ha pagato un prezzo altissimo. Migliaia di morti e un senso d’impotente sgomento riassunto nello scatto che fece il giro del mondo: i camion militari che sfilavano in città carichi  di bare. Ma nella pandemia i bergamaschi hanno reagito come sono abituati a fare: «Ci siamo sforzati di riempire di contenuti nuovi e positivi la città e la sua storia», racconta Gori, «non più o non solo una città martirizzata, bensì una città che ha saputo prima resistere e poi rilanciarsi, grazie alla coesione e alla forza della sua comunità. È così che è arrivata come un dono, ma cercato, voluto, la designazione a Capitale Italiana della Cultura 2023, accanto alla sorella Brescia».

città alta la cappella colleoni

Bergamo

città alta piazza vecchia

Capitali svizzeri, braccia bergamasche

Un viatico verso il futuro, che, innestandosi nella tradizione manifatturiera, appare promettente grazie a nuovi fattori di valorizzazione turistica e culturale che s’innestano su un tessuto industriale e manifatturiero d’avanguardia. Bergamo si trova al centro della Lombardia, uno dei territori più densamente sviluppati a livello internazionale, a sua volta posizionata nel cuore dell’Europa, uno tra i principali mercati globali. Il territorio è baricentrico non solo in senso geografico, ma anche rispetto all’industria manifatturiera diffusa nell’Italia settentrionale, il cui centro di gravità, in base agli addetti e alla posizione geografica, cade proprio tra Bergamo e Brescia. La favorevole caratterizzazione geografica riveste una doppia valenza strategica. Innanzitutto è una delle condizioni del suo straordinario sviluppo economico, attivato in modo preponderante, almeno in una prima fase, da investimenti stranieri sui quali si è innestata l’imprenditoria locale. È la comprovata attrattività, in particolare, della Valle Seriana, registrata sin dal XIX secolo nella veste di roccaforte di un impero tessile impiantato dagli industriali calati dalla Svizzera: i Widmer-Walty a Cene, i Blumer a Nembro, gli Spoerry e gli Honegger ad Albino, gli Zopfi a Ranica. Una storia la cui consapevolezza contribuisce a dare profondità a una visione ancora attuale di sviluppo a lungo termine, intesa come una vocazione industriale che assume il profilo del manifatturiero avanzato, con una forte integrazione con i servizi ad alta tecnologia e una dinamica predisposizione verso la propria internazionalizzazione.

Bergamo

porta nuova è il simbolo, in città bassa, della Bergamo neoclassica del XIX secolo.

la storica funicolare, che sale dalla città bassa

Aeroporti e festival in decollo

La Bergamo più aperta al mondo ha trovato nel Caravaggio International Airport di Orio al Serio, a partire dagli anni 2000, la sua porta d’ingresso, a soli cinque chilometri dal centro città. Da qui transitano ogni anno oltre 13 mln di passeggeri, numeri che posizionano lo scalo come terzo hub d’Italia (e primo per il traffico low cost) a fronte di un tabellone delle partenze che segna per la prossima estate ben 142 destinazioni, 38 Paesi collegati e 24 compagnie pronte al decollo. Così, nel giro di una generazione è diventato usuale per i bergamaschi – che gli stereotipi considerano “chiusi”, benché dietro la scorza siano molto ospitali – imbattersi in turisti provenienti da tutto il mondo. Non solo in estate, quando I Maestri del Paesaggio durante il Landscape Festival rivoluzionano la Cittadella con il loro green design. Oppure in autunno, quando entra in scena BergamoScienza, festival internazionale che dal 2003 ospita scienziati e premi Nobel. Ma anche in primavera, grazie alla vivacità artistica apportata da Bergamo Film Meeting o da Bergamo Jazz Festival.

bergamo

daste: riqualificazione dell’ex centrale termoelettrica di celadina

centro di socialità e produzione creativa.

Dall’Opera alla movida

Bergamo, d’altronde, diventa elettrizzante anche quando meno te lo aspetti. A fine novembre, per esempio, quando i melomani di tutto il mondo si ritrovano per il festival internazionale Donizetti Opera promosso per salvaguardare e far conoscere l’immenso patrimonio del grande compositore bergamasco, da sempre artisticamente domiciliato nel teatro a lui titolato. Con una storia lunga oltre due secoli, il Donizetti, soprannominato la Scala Orobica, è tornato a risplendere recentemente dopo un poderoso restyling con un cantiere che, per quasi 20 mln di € e a fronte di 32 000 giorni e 260 000 ore di lavoro, lo ha riportato nel 2021 a un fasto strutturale che ne fa un luogo di aggregazione vivibile tutto l’anno. La sua riapertura si è rivelata il motore del definitivo risveglio – culturale e non solo – del cuore di Città Bassa, attraversato dall’identitario Sentierone. Si chiama così, con un accrescitivo che ne conferisce solennità, un lungo rettifilo pedonale del ’900, progettato dall’architetto Marcello Piacentini e recentemente ripensato in una chiave urbanistica più sostenibile felicemente sperimentata proprio nella giornata inaugurale di Bergamo-Brescia Capitale con un flusso di 20 000 persone. Percorrendolo a piedi,  si sperimenta una piacevole promenade che può iniziare con un caffè gustato in uno dei locali iconici del bon vivre bergamasco, il Balzer, a ridosso di una recentemente riqualificata Piazza Dante pronta, a sua volta, ad animarsi grazie alla prossima riapertura dell’Ex Diurno: uno spazio sotterraneo che una cordata di imprenditori bergamaschi ha deciso di trasformare in un locale innovativo. Dal Quadriportico dove s’affacciano le vetrine di Tiziana Fausti, imprenditirce bergamasca a capo di un network internazionale di negozi dell’alta moda ci si può incamminare da questa sorta di Quadrilatero bergamasco della moda verso via XX Settembre, la strada dello shopping, e Piazza Pontida, con i suoi locali e la sua  movida. “De hura e de hota”, di sopra e di sotto, in dialetto, è un modo di dire che indica la possibilità, peculiare di poche città italiane, di vivere in una doppia dimensione urbana, moderna e antica allo stesso tempo. Del resto, basta sollevare lo sguardo per avvertire il desiderio di scoprire che cosa si è racchiuso dentro le sue poderose Mura veneziane, cinque chilometri di cinta così imponenti e preziosi da essere stati ricompresi e riconosciuti dal 2017 come Patrimonio dell’Umanità Unesco. Per chi ha gambe e fiato, il modo più semplice e sorprendente per scoprire il borgo antico è incamminarsi sulle tante scalette storiche, dalle più facili alle più impegnative come il tenutissimo “Scorlazzone”, con i suoi 162 ripidissimi gradini in acciottolato ricompresi nel percorso delle manifestazioni che si svolgono sui colli attorno alla città, la Millegradini.

Un’ascesa più panoramica verso Città Alta può essere, invece, garantita da mezzi di trasporto antichi e modernissimi al tempo stesso. Non una, bensì due funicolari dalla vista spettacolare. La prima cabina a fune, datata 1887, con una pendenza da capogiro del 52%, dal centro di Bergamo bassa, attraversa la cinta muraria per arrivare in Piazza Mercato delle Scarpe. Una seconda, porta ancora più in alto, collegando la Porta Sant’Alessandro, uno dei quattro varchi aperti nelle Mura, a San Vigilio, il colle più elevato della città.

Uno sguardo sulla pianura sottostante, con la possibilità di scorgere, in giornate particolarmente limpide le Alpi e gli Appennini è un’immagine che non si dimentica. Così come nel cuore resta lo scrigno di Piazza Vecchia che racchiude al suo interno la Fontana del Contarini, gli antichi, Palazzo della Ragione, la Torre civica e il Palazzo Nuovo – oggi sede della Biblioteca Angelo Maj, dal vastissimo patrimonio – o ancora con le chiese – il Duomo e la Basilica di Santa Maria Maggiore –, la Bergamo più “da cartolina”. La stessa che vede ogni anno transitare migliaia di persone sulla Corsarola, lo strettissimo budello dove piccoli negozi o botteghe artigianali si alternano a locali tipici, storici o popolari dove non senza qualche sorpresa ci si può imbattere sia in qualche insegna “un po’ troppo commerciale”, sopravvenuta a botteghe storiche, sia in straordinarie operazioni di recupero. È il caso del Circolino, lo storico locale medievale un tempo sede di un antico monastero poi convertito a carcere che non ha tradito la sua anima popolare. Una storia parallela a quella di grandi famiglie industriali bergamasche, che si sono perpetuate per generazioni e generazioni portando – soprattutto nel secondo dopoguerra – il nome di Bergamo nel mondo, sottolinea il Professor Gianluigi della Valentina, storico e curatore della mostra Storie di innovazione in fotografia che, nella cornice degli eventi di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, si terrà a partire dalla fine di marzo nel Convento di San Francesco in Città Alta: «Basti pensare a una famiglia come i Pesenti e alla loro Italcementi, che portò scoperte rivoluzionarie nella lavorazione del cemento. O alla Dalmine, oggi Tenaris Dalmine, con l’invenzione del tubo senza saldatura, che cambiò la storia della siderurgia mondiale. O alla Pigna di Alzano Lombardo, i cui quaderni, assolvendo la funzione didattica, introdussero una cura del prodotto e dell’immagine all’avanguardia. Senza dimenticare la San Pellegrino, prima acqua minerale in bottiglia italiana. E l’intuizione di un’antesignana cultura del welfare sperimentata nel villaggio industriale di Crespi d’Adda, a Capriate San Gervasio»

il nuovo gamec di studio di c+s architects.

Il rilancio di Carrara e GAMeC

Tra i molti cantieri aperti, uno in particolare sta per ridare alla città uno dei suoi inestimabili gioielli: l’Accademia Carrara che custodisce circa 1 800 dipinti, un centinaio di sculture, una significativa raccolta di disegni e stampe, preziosi nuclei di arti decorative, dai ventagli alle porcellane, dai bronzetti alle medaglie. La principale pinacoteca cittadina sta per ripresentarsi al gran ballo della Capitale della Cultura in gran spolvero dopo i lavori di riallestimento degli interni, che hanno puntato a un miglioramento della funzionalità del percorso espositivo, valorizzando nel contempo un giardino di oltre 3 000 mq che sarà aperto al pubblico dal prossimo mese di giugno. E a breve, precisamente a 31 anni dalla sua nascita, anche la GAMeC, la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, troverà una nuova casa: un progetto ambizioso restituirà una nuova funzionalità allo storico Palazzetto dello Sport trasformandolo radicalmente. Giù le tribune, una grande “lanterna” conterrà la parte espositiva del museo. Previsti anche un ristorante, un bar, un bookshop e tutti i servizi di una galleria d’arte. Ben 6 000 mq multifunzionali, che in termini urbanistici “dialogheranno” con un’altro intervento capace di dare ulteriore impulso alla vocazione universitaria della città. Un progetto dell’Università di Bergamo farà delle vecchie caserme Montelungo e Colleoni un nuovo campus universitario. Il boom dell’Ateneo orobico, dalla nascita nel 1968 del Libero Istituto universitario di Lingue e Letterature straniere, con la sede storica in Piazza Vecchia, è stato esponenziale: otto dipartimenti, tre campus, 42 corsi di laurea e oltre 20 000 studenti iscritti (10 000 fuori sede). «Merito dell’Università, ma anche della città», evidenzia l’ex rettore Remo Morzenti Pellegrini: «Un ateneo giovane e fortemente legato al territorio, con decine di collaborazioni con aziende ed enti locali. Né troppo piccola, né troppo grande, l’Università di Bergamo riesce per questo a essere una realtà dinamica e propositiva, capace di garantire un’offerta e una rapidità di reazione adatte alle esigenze del territorio». La Bergamo dei 2000 sogna in grande anche nello sport e non solo per le medaglie sciistiche di Sofia Goggia (vedere p. 100). La ex Cenerentola Atalanta è ormai ammessa tra le “grandi” del calcio italiano. Si potrebbe definire un miracolo. Espressione abusata di fronte a squadre di calcio che hanno un rendimento al di sopra delle previsioni. Ma nel caso dell’Atalanta è sbagliato, perché evoca qualcosa di ultraterreno: la società bergamasca è unanimemente riconosciuta come un esempio da seguire, perfetta testimonianza di come la capacità di programmare porti benefici sul campo e allo stesso tempo sui bilanci. Un fenomeno concreto. «Bergamo nell’insieme vive un buon momento. Lo sentiamo nell’aria», conclude il sindaco. Aria in cui riecheggiano i cori del Gewiss Stadium, anche quello oggetto di un recente restyling. “Atalanta, olé”.

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