Mega CityGrenoble, la capitale delle Alpi francesi è una delle città più innovative d’Europa

Grenoble, la capitale delle Alpi francesi è una delle città più innovative d’Europa

Tra tutte le immagini più o meno felici che la città di Grenoble ha potuto dare di sé, a riscuotere consenso unanime è quella di capitale delle Alpi. Sita nel Sudest della Francia, nella Regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, la città si sviluppa ai piedi delle montagne, alla confluenza dei fiumi Drac e Isère. Chiunque si trovi nelle sue vicinanze non può fare a meno di constatare l’onnipresenza dei massicci montani che la circondano, visibili ovunque dalla città e che indussero Stendhal, originario di Grenoble, a dire: “Alla fine di ogni strada, una montagna”. 

Quando tradizione e innovazione si mischiano perfettamente 

Città dalla tradizione industriale, Grenoble ha attraversato svariate fasi durante la sua storia. A quella manifatturiera – con la guanteria che si sviluppa nel corso del XVII secolo e che contribuisce alla fortuna della città due secoli più tardi – ne segue una mineraria, con lo sfruttamento delle risorse locali che portano alla nascita di un’industria della calce prima e del cemento poi. Nel XIX secolo, l’invenzione dell’energia idroelettrica da parte di Aristide Bergès inaugura la fase del carbon fossile. «Storicamente, Grenoble è una città innovativa, ma è prima di tutto una città industriale», spiega Nicolas Béroud, direttore generale aggiunto di Invest in Grenoble Alpes. «Abbiamo imprese centenarie la cui sopravvivenza e longevità sono dipese dalla loro ininterrotta capacità d’innovare. Un’impresa come Araymond è stata creata nel XIX secolo, allorché Grenoble era la capitale mondiale della guanteria. Hanno rivoluzionato i sistemi di legatura e hanno, per esempio, inventato il bottone a pressione. Oggi, è diventato un fornitore automobilistico specializzato nel fissaggio, presente in 21 Paesi e che impiega quasi 7 000 persone».

> Leggi anche: Cosa fare a Le Panier, uno dei più accoglienti quartieri di Marsiglia

Il “modello Grenoble”

La specificità del “modello di Grenoble” e la sua capacità di innovare costantemente riposano su un trittico storico composto dall’industria, la ricerca e l’insegnamento superiore, i cui legami sono stati stretti nel XX secolo. Nella seconda metà del Novecento, lo sviluppo di un polo scientifico dalla portata internazionale, per iniziativa del fisico e Premio Nobel Louis Néel, accelera l’inclinazione tecnologica della città: arrivano i grandi istituti di ricerca, come la Commissione per l’energia atomica e le energie alternative (Cea) e il Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs), o si installano grandi strumenti europei come il sincotrone. Quanto al Poligono scientifico, che si trova nel Nordovest della città, si è trasformato nel campus Giant (Grenoble Innovation for Advanced New Technologies) nel 2008, incarnando allora l’ambizione di costituirsi come un “Mit alla francese”.

Se grenoble è circondata da montagne, è anche la città più piatta di Francia, adatta alla bicicletta.

Un ecosistema dell’innovazione

Oggi Grenoble è la prima metropoli francese per impiego nel settore Ricerca e Sviluppo e la seconda per numero di impiego di ingegneri. Con 25 000 impieghi nella ricerca, di cui 10 000 nel settore privato, la città presenta la più forte concentrazione di ricercatori in Francia, così come il più alto rapporto in numero di brevetti per abitanti, con una media di 7,1 per 10 000. Su 63 000 studenti, il 40% appartiene all’ambito scientifico. Da più di un secolo, Grenoble intrattiene anche uno scambio fecondo che va dalla ricerca di base alla ricerca applicata fino alla valorizzazione tecnologica e industriale. Ha sviluppato un vero e proprio ecosistema dell’innovazione che copre ambiti molto variegati come l’energia, l’elettronica e il digitale, la salute, il settore chimico e ambientale, lo sport e la montagna, o ancora la meccanica e la metallurgica, formando oggi le filiere di eccellenza del territorio. Concentrato nel raggio di 20 km, il numero dei leader nazionali e internazionali è in effetti impressionante, senza parlare dei successi imprenditoriali della Regione, come STMicroelectronics, Poma, Rossignol o anche Petzl.

> Leggi anche: Quartieri di Parigi: occhi puntati sul nono arrondissement

Anche Apple ha scelto Grenoble 

Alcuni stranieri sono già presenti da diversi decenni e hanno continuato a investire e a svilupparsi, tra cui Caterpillar o HP. Più recentemente anche Apple o Naver hanno scelto Grenoble. Il primo si è avvantaggiato del partenariato tra STMicroelectronics, Soitec e il CEA-Leti nella produzione di componenti e tecnologie chiave della fotocamera 3D dell’iPhone X. Il secondo, Naver, è sudcoreano ed è uno dei pochi a superare Google nel suo mercato domestico con l’80% delle quote. Da quattro anni, Naver ha scelto Grenoble come base europea insediandosi nell’ex centro ricerca di Xerox, sul sito di Inovallée, nella periferia grenoblese. Impiega oggi più di un centinaio di lavoratori e costituisce il più grande centro di ricerca privato in intelligenza artificiale. L’iperconcentrazione diventa allora un vantaggio che permette di dare vita a un’intelligenza collettiva e di nutrire un ecosistema sempre più denso.

«La nostra geografia è vincolata, così come lo è l’immobiliare», riflette Mélina Hérenger, responsabile del turismo, dell’attrattiva, dell’innovazione, dell’università e della qualità di vita di Grenoble-Alpes Métropole. E aggiunge: «In Francia, ci sono poche zone industriali competitive a livello mondiale come a Grenoble, ma l’industria è una grande consumatrice di metri quadrati in piano. Questo vincolo presenta un vantaggio, perché questo ci dà il lusso di poter scegliere chi vi si insedia. Essere nel cuore della valle ci mette a confronto con una cultura insulare. La cooperazione tra tutti gli attori diventa obbligatoria. Non è un caso che la nozione di cluster sia nata proprio qui. Senza questa prossimità, non si può essere competitivi a livelli mondiali. In un sistema molto globalizzato, ci si può trasferire qui se si ha questa cultura territoriale dell’innovazione, dello sviluppo sostenibile e del rispetto delle risorse». A cavallo del comune di Meylan e di Montbonnot, a una mezz’ora in bus dal centro di Grenoble, si dispiega il sito di Inovallée, su 100 ettari, circondato dal verde e con un’atmosfera bucolica che contrasta con l’immagine che normalmente si ha di una tecnopoli. Anche chiamato Zirst (zona per l’innovazione e la ricerca scientifica e tecnica) prima di diventare Inovallée nel 2005, è una delle prime tecnopoli create in Francia nel 1972, insieme a Sophia Antipolis, a Nizza.

Il poligono scientifico si è trasformato nel campus giant.

Romain Gentil , presidente di french tech a the alps Grenoble.

Cooperativa dedicata alle start-up mette loro a disposizione totem, un luogo d’animazione.

Inovallée, una scommessa riuscita

«All’epoca, quelli che hanno immaginato il parco tecnologico erano dei veri e propri visionari», assicura Claire Chanterelle, direttrice generale di Inovallée. «Oggi tutti parlano d’innovazione e start-up, ma se ci s’immagina il contesto degli Anni 70 era una vera scommessa quella di credere che l’innovazione sarebbe stata un motore trainante dell’economia francese. Una tecnopoli costituisce un ecosistema territoriale dell’innovazione. Il suo obiettivo è di legare il territorio affinché le innovazioni figlie del laboratorio possano diventare imprese fiorenti che permetteranno da una parte di creare degli impieghi stabili sul territorio e dell’altra parte di contribuire alle sfide francesi ed europee di sovranità, indipendenza e ricchezza economica». Non lontano dalla celebrazione del suo cinquantenario, Inovallée è una scommessa riuscita.

Oggi, il sito conta 350 imprese, 11 000 impieghi e tutto un ecosistema di start-up, di Pme, di Intelligenza economica e di grandi gruppi. Inovallée accoglie parimenti i tre grandi centri di ricerca che sono l’Istituto nazionale di ricerca in scienze e tecnologie del digitale (Inria), Orange Labs, il laboratorio di ricerca e sviluppo del gruppo Orange specializzato qui in Internet delle cose e intelligenza artificiale, e il coreano Naver Labs, che insieme totalizzano più di 1 000 ricercatori. Nel 2014, Inovallée ha creato Tarmac, il suo incubatore, il cui obiettivo è di intercettare i progetti, assicurare la partenza delle start-up tecnologiche e accompagnarle nel loro sviluppo.

«Se si osserva il tipo di imprese che si hanno, si riescono a individuare le tendenze sociali all’interno dell’incubatore», spiega Sophie Raimbault-Mutel, direttrice di Tarmac. E prosegue: «Queste sono sempre state tecnologie fatte per l’uomo, per vivere bene la quotidianità, nel rispetto della natura, di tutto il suo ambiente e del suo ecosistema. È veramente il Dna di Inovallée e, in tutti i progetti che accoglie, si ritrovano questa etica e la presenza di quei valori veicolati dalla nostra struttura».

Inovallée, con “sophia antipolis”, è una delle prime tecnopoli di francia (1972).

La casemate, diretta da jeany jean-baptiste, dispone di laboratori di produzione aperti a tutti.

Il 20% delle start-up di deep tech

Nel settore della biotecnologia NH TherAguix, creata nel 2015, si è specializzata nello sviluppo di nanomedicinali innovativi, soprattutto per curare il cancro mediante radioterapia. L’impresa Waga Energy è specializzata nella depurazione del biogas da discarica grazie a un trattamento criogenico sviluppato durante sette anni dal centro di ricerca e sviluppo di Air Liquide. Waga Energy è uno spin-off di quest’ultima. Le due imprese hanno, d’altro canto, fatto il loro ingresso in Borsa questo autunno. «L’ecosistema grenoblese si caratterizza per la sua estrema proliferazione», spiega Claire Chanterelle. «Visto dal di fuori, può essere difficile inquadrarlo. In realtà, tra i suoi attori vi è molta più complementarità che concorrenza. Un ecosistema si deve animare, la rete deve stringersi. Abbiamo la possibilità di conoscerci bene ed è questo che fa la nostra forza». Dal suo avvio negli Anni 2000, a Grenoble sono state create 600 start-up, di cui 430 ancora in attività. Un terzo proviene dalla ricerca accademica, e il 20% appartiene all’ambito del deep tech, ossia delle tecnologie particolarmente dirompenti, con una media nazionale che si attesta solo al 4,5%.

«L’80% delle nostre start-up rientra in un modello B2B», sottolinea Nicolas Béroud, ossia «sviluppano tecnologie ed evolvono su mercati poco conosciuti al grande pubblico. Contrariamente al settore dei servizi, creano impieghi industriali, ma sono poco visibili in termini di promozione. Grenoble è molto specializzata laddove altre sono invece generaliste». La città coltiva il suo spirito pionieristico con discrezione, ma dimostra che l’innovazione in ogni sua forma – scientifica, tecnologica o sociale – è iscritta nel suo Dna. Oggi rivendica questa eredità, più che mai convinta che impegno sociale e innovazione tecnologica possano andare di pari passo nella direzione di un futuro migliore.

Follow us

Iscriviti alla nostra Newsletter