The Good Life Italia

K-Pop. Contagio globale

Vicino alla porta di Dongdaemun, in uno dei quartieri più turistici di Seul, il gigantesco edificio di Dongdaemun Design Plaza di Zaha Hadid troneggia tra le strade gremite. Se questo complesso polifunzionale si è imposto come un’architettura imprescindibile, pochi lo frequentano al di là degli avvenimenti culturali, delle esposizioni di design o delle fashion week. All’interno di questi immensi spazi che si attraversano senza incrociare anima viva, si respira un’atmosfera amorfa. Fino a quando non si scorge un brulichio di vita. Gruppi di adolescenti si ammassano all’interno di un negozio, la cui insegna recita SmTown & Store e dove accessori di ogni tipo suscitano esclamazioni di gioia in tutte le lingue.
Schermi trasmettono performance dalla sincronizzazione perfetta, mentre altoparlanti diffondono canzoni riprese immediatamente dalle persone presenti, che ne conoscono le parole a memoria. Su grandi pannelli che pendono dal soffitto sono impressi visi di giovani donne e uomini dai tratti armoniosi e dallo stile impeccabile: i famosi
idol sudcoreani. Eccoci in uno dei templi del consumo della K-Pop di una delle principali case di produzione.

kwangya flagship store: un universo consacrato alla k-pop a seul.

Le origini della K-Pop e le prime boys band

Le origini della K-Pop risalgono agli Anni 50. La Corea del Sud scopre allora nuovi generi musicali grazie alla presenza delle forze americane. Mescolando influenze occidentali e asiatiche, l’intrattenimento sudcoreano prende il volo con la comparsa delle prime boy bands e girl groups. Per quanto riguarda il settore, si industrializza rapidamente con la creazione innanzitutto di Sm Entertainment, fondata nel 1995 da Soo-man Lee, seguita da Yg Entertainment e Jyp Entertainment. Queste imprese dell’intrattenimento sono considerate pionieristiche per l’industrializzazione e l’internazionalizzazione della K-Pop.

La formattazione della cultura

Si deve a Soo-man Lee l’invenzione del sistema kiheoksa, in cui la trasformazione dei giovani talenti anonimi in superstar si fa dall’interno, secondo un processo rigoroso ed esigente. Nella primavera 2022, in occasione del 20° anniversario di Korea Program all’Università americana di Stanford, Soo-man Lee evoca il concept di “tecnologia della cultura”, un sistema di management unico che crea e propaga cultura in quattro step: il casting (l’identificazione dei talenti), l’addestramento, la produzione di contenuti e, infine, il marketing. Una ricetta applicata ovunque dall’industria dell’intrattenimento. Dagli Anni 2000, le etichette sudcoreane di K-Pop hanno conquistato con dietro solo agli Stati Uniti. Un decennio
più tardi, e grazie all’avvento dei social network e di piattaforme come YouTube, il consumo di contenuti legati alla K-Pop si sviluppa, mentre il settore si fa largo anche nei mercati internazionali, specialmente occidentali. Nel 2012, le radio americane ed europee trasmettono a ciclo continuo la canzone Gangnam Style del cantante Psy, lanciata da Yg Entertainment. Il videoclip diventa il più visto al mondo e si colloca al secondo posto della classifica americana Billboard, che subito dopo inserisce il genere K-Pop come categoria ufficiale. Lanciato nel 2013 da Big Hit Entertainment (poi divenuto Hybe), il gruppo Bts, formato da sette ragazzi, si è imposto come una delle success-stories più infuocate della storia della K-Pop, con una risonanza internazionale senza precedenti. Nel 2017, diventa il gruppo più popolare al mondo, vincendo il premio della classifica Billboard e battendo svariati record. Nel 2019, è emerso che il gruppo aveva generato un Pil di 4,65 mld di $, equivalenti allo 0,29 % del Pil nazionale. Oggi, al di là del loro statuto da artisti, i membri sono anche diventati ufficialmente ambasciatori culturali della Corea del Sud, e hanno aderito all’Unicef in occasione della campagna Love Myself, un messaggio di amore verso se stessi indirizzato ai giovani. Soprannominati Big Four, Sm Entertainment (130,7 mln di € di guadagno netto nel terzo trimestre 2018), Jyp Entertainment (26,9 mln di €), Yg Entertainment (50,5 mln di €) e Hybe Corporation (prima Big Hit Entertainment, 167 mln di €) dominano largamente l’industria della K-Pop. Sparse nel centro di Seul, le loro sedi s’innalzano come fortezze vere e proprie, visibili, ma ermetiche. L’impressione di accessibilità di questi idol viene coltivata con cura sui social network, dove niente è lasciato al caso. La traiettoria della K-Pop va di pari passo all’avvento di un capitalismo dell’entertainment che punta a produrre valori estetici. A lungo considerata come una sottocultura, la K-Pop ha finito per imporsi come un nuovo tipo di media a tutti gli effetti, capace di creare una pop culture globale sudcoreana con una sua estetica.

4 domande a
Shin-Eui Park


Docente all’Università Kyung Hee, presso il Dipartimento di Management delle Arti e della Cultura.
TGL: Qual è la forza della K-Pop?
S-E. P.: Mi sono interessata alla K-Pop dapprima attraverso il suo “fandom”, comunità di fan, che distingue la K-Pop da altri tipi di musica. La popolarità non può spiegare da sola un tale livello di diffusione e di empatia tra i fan su scala
mondiale, senza eccezioni regionali. Questa musica viene vista come una sorta di valore sociale, non è solo una questione di gusto, permette di trovare un senso alla
vita. Per esempio, i Bts sono arrivati a pronunciare un discorso per i giovani all’Onu. E questo non solo grazie alla loro popolarità, ma anche perché una loro canzone, intitolata
Love Yourself, invita le persone ad accettarsi e a rispettarsi. Una nuova cultura emerge su scala globale.
TGL: Perché il caso del gruppo Bts e
degli Army, il nome dei suoi fan, è unico?
S-E. P.: Per definire in maniera metaforica gli Army, ho utilizzato la nozione di “tribù” del filosofo francese Michel Maffesoli. Si assiste a riunioni informali in cui la spontaneità e l’entusiasmo individuali sono straordinariamente equilibrati e organizzati, e che si caratterizzano per una vera e propria volontà decisionale e un’incisività nell’azione. A partire dagli Anni 90, Maffesoli aveva pronosticato che gli individui sarebbero stati capaci di vivere esperienze diverse rispetto a quelle istituzionali grazie allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione. Queste “tribù” emergenti sono organizzazioni informali e temporanee che meritano di essere studiate in modo accademico.
TGL: Si parla della 4a generazione
dei gruppi di K-Pop: cosa significa?
S-E. P.: A ogni generazione corrisponde un cambio di ambiente sociale e culturale che fa emergere aspetti particolari della K-Pop. Per la 4a, il ruolo dei social network è cruciale e determinante. A tal proposito, si può osservare che la Hallyu (movimento culturale sudcoreano) si sviluppa e conserva un ruolo stabile grazie a questo.
TGL: È destinato a consolidarsi?
S-E. P.: Sì. L’attività sui social network è destinata a proseguire, implicando, quindi, un’interazione permanente che consentirà di sviluppare una comunità culturale attorno a nuovi gusti e orientamenti.

album del gruppo nct127 formato nel 2016 dalla sm entertainment
Follow us

Iscriviti alla nostra Newsletter