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Kaunas

Kaunas, il cuore caldo del Baltico

Sui francobolli si scrive Lietuva, per noi è la Lituania, la più meridionale e la più popolosa delle tre Repubbliche affacciate sul mar Baltico, ognuna diversa per identità e idioma. Che, in questo caso, è il lituano, lingua indoeuropea parlata da circa due milioni e mezzo di esseri senzienti. Molti meno sono gli abitanti di Kaunas (parliamo di circa 400 000, inclusa l’area metropolitana), seconda città per popolazione comodamente adagiata alla confluenza di due fiumi – il Neris e il Nemunas – e protetta da una manciata di verdi e morbide colline. Si definisce per contrasti: medioevale e modernista, rilassata e dinamica, autenticamente lituana sebbene naturalmente multietnica, Kaunas è tutto il contrario di tutto dal 1361, quando il suo castello entrò per la prima volta in un documento ufficiale dei cavalieri teutonici, che un anno dopo lo strapparono al Granducato di Lituania. Sopravvissuta a un mulinare di guerre calde e fredde, assedi e regimi, la fortezza è oggi il punto d’arrivo di ogni passeggiata in centro storico e si presta volentieri a far da palcoscenico per eventi e concerti. Soprattutto quest’anno, che vede Kaunas sbandierare il titolo di Capitale Europea della Cultura, in compagnia della lussemburghese Esch-sur-Alzette e della serba Novi Sad. I suoi 30 musei, 58 biblioteche e 13 teatri spiegano solamente in parte il successo della candidatura di Kaunas all’ambito riconoscimento. Alla base, infatti, si trova una profonda riflessione sulla propria identità, sul patrimonio culturale e sul suo futuro. Il resto lo hanno fatto 17 560 anime, tanti sono i cittadini che, coadiuvati da un team internazionale di autori e curatori, da cinque anni si prodigano per regalare a Kaunas un 2022 da incorniciare. Risultato: un calendario di oltre 4 000 appuntamenti che spaziano da grandi mostre internazionali (Marina Abramovic, Yoko Ono, William Kentridge e così via) a eventi di quartiere, senza contare le iniziative collaterali. Tra quelle risevate ai turisti conviene segnarsi “Experience Kaunas”, che tradotto significa poter esplorare la città in compagnia dei suoi abitanti: basta un click per chiedere a Monika, Sandra, Ignas, Mantas e tanti altri volontari-ciceroni di mostrarci e raccontarci i loro luoghi preferiti.

v-plaza: parco urbano di 3deluxe architecture

il castello di kaunas (xiv secolo).

kaunas vista dalla collina aleksotas.

La Belva

All’inizio erano soltanto voci. Messe in giro dai soliti ignoti, si diceva. Poi qualcuno intravvide qualcosa, nientemeno che nel tunnel della ferrovia. Un altro giurò di aver sentito strani rumori provenire da sotto un tombino. Una donna raccontò a tutto il quartiere di aver scorto una luce provenire da una crepa nel pavimento della cucina. E fu così che, l’intera Kaunas finì per sapere della città sotterranea. «Ci sono strade, piazze, una varietà di case, giardini e sorgenti, negozi e mercati dove comprare lanterne magiche. E a regnare su questo mondo underground c’è lei, la “mitica belva di Kaunas», racconta Rytis Zemkauskas, che non è un pazzo uscito da un manicomio bensì un giornalista, scrittore e regista lituano, nonché curatore del programma di Kaunas 2022. La “ belva” è un ibrido tra un drago e uno squalo ideato da Zemkauskas e creato dal designer Darius Petreikis dopo aver raccolto storie, leggende e contributi dagli abitanti. Ed è sì la mascotte di Kaunas 2022 (declinata in souvenir, giochi da tavola, fumetti e libri illustrati), ma per gli autori simboleggia innanzitutto “l’energia che tiene in vita la città nonostante un passato difficile”. Un avatar, un’allegoria, un mito contemporaneo a ridefinire l’identità frammentata di una città che ha smarrito nel tempo un senso di comunità. Per Rytis Zemkauskas è proprio questo il succo di Kaunas 2022: «Un grandioso progetto educativo e comunitario per trovare nuove modalità di rapportarsi al reale».

Kaunas made in Italy

Chi passeggiando per Kaunas avvertisse quella curiosa sensazione nota come déjà vu, sappia che c’è una spiegazione razionale: nonostante i 2 147 km che separano Kaunas da Roma, la città lituana ha flirtato con l’Italia ben prima che in riva al Baltico si manifestassero le “protopizzerie” – quelle che nei pazzi Anni 90 sostituivano la salsa di pomodoro con il ketchup, per lo sgomento dei viaggiatori in arrivo dal Bel Paese. Il bello è che, la madrina della cucina lituana pare essere stata sua maestà Bona Sforza d’Aragona, nata a Vigevano nel 1494 e convolata a nozze ventiquattro anni dopo con re Sigismondo I, matrimonio che la rese regina consorte di Polonia e granduchessa di Lituania. Si dice sia stata lei a portare fin quassù bizzarri ingredienti mai visti prima d’allora, come patate e pomodori, che coltivava personalmente in un orto opportunamente situato nei pressi del castello. La presenza italiana in quel di Kaunas si fece ancor più evidente nel secolo successivo, con la fondazione del monastero camaldolese di Pažaislis: la sua costruzione fu appannaggio quasi esclusivamente di artisti e architetti italiani, tant’è che la chiesa barocca, superbamente affrescata dal fiorentino Michelangelo Palloni, ricorda non poco quella romana di Sant’Agnese in Agone. Ma non furono solamente gli architetti made in Italy a dare un’impronta, diciamo così, mediterranea alla città: dopo gli studi presso la Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma, i lituani Vytautas Landsbergis-Žemkalnis e Stasys Kudokas si misero al lavoro dando vita ad alcuni degli edifici più iconici di Kaunas, tra cui il Club degli ufficiali (1937) e la Camera di Commercio (1938). 

Kaunas

la basilica della resurrezione di gesù cristo

il museo nazionale d’arte m.k. čiurlionis.

Modernismo? Sì, grazie

Nella centralissima Laisvės Alėja, la più lunga via pedonale d’Europa, turisti e locals occupano centinaia di tavolini all’aperto dei numerosi ristoranti, bar e caffè (irrinunciabili i bomboloni di Spurginė)  da dove osservare e/o essere osservati dalle prime ore del mattino agli ultimi scampoli della notte. Su di loro veglia una teoria  di spigoli, curve, androni e finestre che hanno contribuito a far intascare a Kaunas anche l’ambito riconoscimento Unesco di Città del Design. Succede, infatti, che tra il 1919 e il 1940 la città si ritrovi da un giorno all’altro capitale “temporanea” di Lituania, dopo che quella ufficiale, Vilnius, era stata occupata dai polacchi. L’inattesa circostanza le impose di rifarsi il look: uffici, scuole, musei, ambasciate, edifici pubblici e privati germogliarono come funghi – si parla di oltre  6 000 costruzioni – a colpi di progetti dei migliori architetti sulla piazza. Nel giro di una decade, Kaunas si ritrovò con un patrimonio modernista che oggi nulla ha da invidiare a Parigi, Tel Aviv o Lisbona. Un esempio su tutti è la basilica della Resurrezione, il più imponente edificio religioso innalzato in Lituania tra le due guerre mondiali. Se invece di essere appollaiato sulla collina di Zaliakalnis si stagliasse sul centro di Helsinki potrebbe tranquillamente passare per una creatura di Alvar Aalto. È invece firmato Karolis Reisonas e ha in serbo una terrazza panoramica (salita a piedi o in ascensore) con la più bella vista della città. Da lassù s’intravvede anche la sagoma dell’imprescindibile museo consacrato a Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875–1911), musicista e pittore visionario lituano con un’evidente passione per la teosofia: certe sue tele sembrano uscite da uno storyboard per un film di fantascienza, quasi impossibile credere siano state ideate oltre cent’anni fa, e per di più sul pianeta Terra.

Si potrà obbiettare che non tutti gli edifici modernisti della città appaiano in ottima forma: vero, ma la consapevolezza di essere seduti su un patrimonio inestimabile si sta facendo largo tra gli abitanti  così come anche nel gabinetto del sindaco. Tanto che l’ufficio del turismo in Laisvės Alėja 36 sarà ben felice di fornire non soltanto tutte le informazioni del caso, ma anche una succosa e dettagliata cartina sull’argomento.

Altra mappa del tesoro da non farsi sfuggire è la guida Wallographer’s notes, con la sua copertina blu: riporta una tale quantità di street art che ci sarebbe da girare per giorni. Inclusa la Yard Gallery, cortile abitato un tempo da famiglie ebree, oggi trasformato in una galleria d’arte open air e in costante mutazione dall’artista Vytenis Jakas. Nelle librerie cittadine è invece in vendita Kaunas architectural guide, preziosa guida in lingua inglese che ogni amante dell’architettura dovrebbe far propria. A pagina 101 compare un elegante edificio all’angolo tra le vie Gedimino e Donelaičio disegnato nel 1929 dal prolifico architetto Edmundo Alfonso Fryko. Giusto cinque anni fa uno dei suoi appartamenti finisce in vendita su Internet, dettaglio che non sfugge allo sguardo allenato di Petras Gaidamavičius e Karolis Banys, amici, imprenditori e collezionisti d’arte: «Decidemmo di acquistarlo in meno di dieci minuti». La buona notizia è che, invece di tenerlo tutto per sé, i due lo ristrutturano e arredano con preziosi mobili e oggetti d’epoca per trasformarlo in un Museo dell’Art déco – visite su prenotazione. Risale invece al 1931 l’ex Ufficio centrale delle Poste – progetto di Feliksas Vizbaras in Laisvės Alėja – dove, sul portone d’entrata, campeggia stranamente un anno diverso: 1972.

Millenovecentosettantadue

Maggio 1972. Richard Nixon e Leonid Il’ič Brežnev firmano il Negoziato per la limitazione delle armi strategiche (Salt I); i T-Rex dominano le classifiche britanniche con il singolo Metal Guru; due film italiani – Il caso Mattei e La classe operaia va in Paradiso – vincono ex aequo il festival di Cannes; viene lanciata Magnavox Odyssey, la prima console per videogiochi domestica. A Kaunas, Repubblica Socialista Sovietica di Lituania, lo studente Romas Kalanta si dà fuoco di fronte al Teatro Statale. Fu un estremo gesto di protesta contro l’oppressivo regime di Mosca. I lituani scendono in piazza in segno di solidarietà, ma sono brutalmente rimessi al loro posto e, se possibile, le maglie della censura e della normalizzazione si stringono ancora di più. Nulla sarà mai come prima, in Lituania, dopo il 1972. Ecco perché nell’ex Ufficio postale è stata allestita una delle mostre più necessarie di Kaunas 2022. Due piani di arte, fotografie, abiti, oggetti e filmati dei “disobbedienti” e degli hippies lituani che a cavallo tra gli Anni 60 e 70 si opponevano creativamente al sistema sovietico, non senza rischi. Una mostra che oggi, cinquant’anni dopo, suona incredibilmente attuale. Non c’è da stupirsi, quindi, che una sezione del programma di Kaunas 2022 intitolata La Giornata della Felicità sia stata cassata senza pensarci due volte a seguito della guerra in Ucraina. «Tenendo conto di quanto sta succedendo, c’è davvero poco di cui essere felici», racconta Eglė Rytmetytė, coordinatrice della comunicazione internazionale. «Così non ce la siamo sentita e in luogo di quella sezione abbiamo realizzato qualcosa di diverso: CulturEUkraine, uno spazio dedicato alla cultura, alla creatività e all’identità ucraina».

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