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Xu Tiantian

L’arte di riparare, Xu Tiantian e l’architettura che rigenera il territorio

Xu Tiantian, fondatrice di Dna Design and Architecture, si è aggiudicata all’unanimità l’ottava edizione dello Swiss Architectural Award per il suo lavoro “preciso e poetico” secondo il giudizio della giuria presieduta da Mario Botta. Dal 2007, il prestigioso premio internazionale viene assegnato ogni due anni a giovani architetti con meno di 50 anni che abbiano realizzato almeno tre progetti degni di nota e il cui lavoro dimostri una grande consapevolezza delle attuali sfide etiche, estetiche e ambientali dell’architettura. Il premio viene assegnato a quei progettisti che, attraverso un approccio transdisciplinare, si impegnano a ridefinire il ruolo e l’impatto sociale e ambientale della professione. Considerando l’incombente crisi climatica e il fatto che il nostro ambiente costruito genera il 40% delle emissioni annuali di CO2 a livello globale, mentre ben 42 mln di case in tutto il mondo sono disabitate, è chiaro come sia necessario dare priorità a riutilizzo, riparazione, rigenerazione della “impronta costruita”. Xu Tiantian ha così utilizzato il potenziale di quella che chiama “agopuntura urbana” per rigenerare villaggi minacciati dallo spopolamento nella Cina rurale. L’agopuntura, come è noto,  è in uso nella medicina cinese dal 2700 a.C. Nel nostro corpo, sostiene, abbiamo più di 2 000 punti collegati da percorsi, chiamati meridiani, responsabili della nostra salute. Adeguatamente stimolati tramite diversi tipi di ago, sprigionano un flusso di energia chiamata Qi che si canalizza nei meridiani, influenzando funzioni corporee e stati d’animo.

Xu Tiantian

le cave abbandonate di jinyun sono state trasformate in uno spazio per iniziative culturali radicate nella loro storia.

Analogamente, Xu Tiantian trasla questi processi alla scala dell’edificio, per rivitalizzare contesti in declino. I progetti per i quali ha ricevuto lo Swiss Architectural Award si concentrano sul riutilizzo di strutture inserite nel tessuto culturale cinese. Ciascuno nasce da una comprensione del contesto e della comunità dove l’edificio s’inserisce, sviluppando interventi minimali ad hoc. Coinvolgendo gli abitanti, intende rispondere alle esigenze peculiari del luogo, sia che si tratti di un nodo infrastrutturale come il ponte di Shimen sul fiume Songyin, di un riutilizzo delle cave abbandonate di Jinyun o della fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai. Dna non vuole soltanto realizzare un edificio, bensì «riflettere sulla memoria collettiva e sull’identità rurale attraverso l’architettura partendo dalle risorse locali esistenti» spiega Xu. Su questi obiettivi si basa l’intervento del ponte di Shimen. Costruito negli Anni 50 per collegare i due villaggi di Shimen e Shimenyu, è con l’inserimento di una copertura leggera che si re-immagina l’intera infrastruttura come un luogo sociale che unisce i due villaggi, creando uno spazio di aggregazione. Mantenendo il focus sul potenziale civico e culturale dell’architettura, il riutilizzo delle cave di Jinyun ha visto lo studio confrontarsi con la sfida di trasformare una cava abbandonata in uno spazio che potesse coinvolgere il visitatore in una varietà di programmi culturali volti a interagire con l’ambiente circostante e la sua storia. Affermando il ruolo dell’architettura come mezzo, piuttosto che come prodotto finito, il progetto per la fabbrica di tofu si è sviluppato strutturandosi su una serie di edifici pubblici in tutto il villaggio di Caizhai. Qui il tofu è il prodotto agricolo più rinomato e gran parte degli abitanti sono impiegati nella sua produzione. Con l’ambizione di integrare le famiglie come azionisti, si vuole coinvolgere i lavoratori nel modello economico collettivo del villaggio, ovviando al loro isolamento all’interno dell’economia rurale. Aprendo questi edifici e trasformando il processo di produzione in una performance dal vivo, la fabbrica diventa un museo vivente che conserva e tramanda un patrimonio immateriale, fungendo anche da struttura educativa. È stato gratificante per Xu scoprire che, in seguito al progetto dello Studio, i giovani costretti ad abbandonare il villaggio per cercare lavoro altrove, hanno iniziato a tornare a casa per unirsi all’attività di produzione di tofu o per avviare le proprie attività imprenditoriali indipendenti sulla base delle conoscenze acquisite in città.

Xu Tiantian

il ponte shimen re-immagina di riunire due antichi villaggi con una copertura leggera.

L’impatto della “agopuntura urbana” abbinato alla diffusione dell’economia del live streaming ha permesso una connessione tra il mondo rurale e quello urbano, permettendo a villaggi come Caizhai di aprirsi all’e-commerce e al marketing online. Durante la nostra conversazione Xu scoppia di eccitazione nel chiedermi di indovinare le entrate economiche di una giovane ragazza del villaggio di Songyang dove Dna Design and Architecture ha intrapreso la ristrutturazione di una casa da tè. Quando scopro che si tratta di quasi 15 mln di $ lordi per l’anno 2022 per la vendita di tè attraverso Tik Tok, mi ci vuole qualche secondo per razionalizzare la cifra e ricordare a me stessa le ragioni per cui ho scelto di studiare architettura per guadagnarmi da vivere. Fortunatamente Xu ritiene che il ruolo attivo dell’architetto resti fondamentale, se non prioritario, all’interno di questi processi di sviluppo. Gli inizi della carriera di Xu sono coincisi con l’apertura della Cina al mondo da parte di Deng Xiaoping, a seguito della quale una rapida urbanizzazione ha portato a un’espansione incredibile delle metropoli cinesi in pochi anni. Le riflessioni sugli effetti di questa globalizzazione sono state fondamentali per Xu, non solo in quanto connazionale ma anche grazie a un’esperienza formativa e lavorativa che l’ha portata a viaggiare molto, dall’educazione ad Harvard, fino ai Paesi Bassi. Ha poi deciso di tornare in Cina e fondare lo studio Dna Design and Architecture nel 2004. In particolare, è stata la collaborazione con artisti impegnati e poliedrici come Ai Weiwei, e la libertà di espressione associata alla professione dell’artista, a portarla a riconsiderare l’architetto come un agente attivo. Xu ritiene infatti che «con la nostra conoscenza ed esperienza, gli architetti possono anche lavorare come artisti e individuare criticità fornendo soluzioni attraverso il design». Come i medici che operano su un corpo malato, l’agopunturista urbano può e deve riattivare il Qi del nostro ambiente costruito.

la fabbrica di tofu diventa museo vivente

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