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L’arte in vetta, tra pascoli e gallerie

Dalla mungitura al vernissage il passo può essere breve, brevissimo, praticamente a chilometro zero. Vecchi e nuovi riti alpini, verrebbe da dire. Siamo in Svizzera, a Madulain, che con i suoi 200 abitanti è il più piccolo comune dell’Alta Engadina. Dal 2014, in un fienile della fine del Quattrocento (1488, a essere precisi), i cugini Gian Tumasch Appenzeller e Chasper Schmidlin espongono e vendono arte contemporanea. La costruzione è stata restaurata dal secondo dei due – Chasper, architetto di professione – che ha mantenuto la struttura originaria compiendo una suggestiva opera di sottrazione e purificazione. Ne è scaturito un ambiente quasi ascetico, su tre piani, che ospita i lavori di artisti locali, nazionali e di quanti si sono lasciati ispirare dal contesto montanaro raccogliendo l’invito dei promotori della galleria (che dispone anche di un piccolo spazio espositivo aggiuntivo, Stalletta, a pochi passi di distanza). Lasciando Madulain, scendendo di una trentina di chilometri, incrociamo il borgo di Susch, dove lo stesso Chasper Schmidlin – con Lukas Voellmy – è stato protagonista di un’altra opera di rigenerazione: quella che ha interessato un monastero del XII secolo, poi trasformato in birrificio, infine (dal 2018) museo e fucina creativa per volontà dell’imprenditrice polacca Grażyna Kulczyk, appassionata d’arte e tra le donne più facoltose del Paese. La Stalla Madulain e il Muzeum Susch sono due casi abbastanza curiosi di un fenomeno che incrocia ricerca estetica e collezionismo, economia e lifestyle: l’arte contemporanea che abbandona i percorsi consueti della pianura urbanizzata e trova rifugio tra i pendii delle montagne. Due i fattori che alimentano la fuga verso l’alto: uno più ideale: l’esplorazione di nuove direttrici creative a contatto con l’ambiente in quota; l’altro più concreto: inseguire l’interesse degli appassionati e il portafoglio degli acquirenti lì dove trascorrono il loro tempo libero. È una mappa di centri, gallerie e istituzioni museali che si spalma lungo l’arco alpino, ma che contempla anche escursioni oltreoceano, come nel caso dell’Aspen Art Museum, fondato nel 1979 nella rinomata località sciistica del Colorado (Stati Uniti): ente privo di collezione che focalizza le proprie attività su mostre e residenze d’artista.

castello gamba a châtillon, valle d’aosta.

galeria alta, nata nel 2021 nel principato di andorra, specializzata in fotografia.

il museo susch, nell’omonima località svizzera, fondato da grażyna kulczyk.

Sulle montagne europee, la tendenza assume risalto in Svizzera, che nel corso degli anni si è andata configurando sempre più come hotspot di progetti culturali degni di nota (lo si evince anche dalla selezione di iniziative open air che segnaliamo nelle pagine successive). A Zuoz, l’Hotel Castell è un fascinoso albergo dove dipinti, oggetti d’arte, mostre permanenti, eventi e Art Weekend contribuiscono a creare un’atmosfera unica, plasmata dall’estro di Ruedi Bechtler, il proprietario, che ha raccolto ogni opera o l’ha allestita in stretta collaborazione con chi l’ha concepita. Poi c’è Davos, dove l’espressionista Ernst Ludwig Kirchner si trasferì nel 1918 per rimanervi fino alla morte nel 1938: qui la Fondazione Kirchner ha commissionato un museo che raccoglie le sue opere e i suoi lavori nel campo della grafica, del design e della scenografia, esponendoli in una struttura in vetro, cemento, acciaio e legno progettata dagli architetti zurighesi Annette Gigon e Mike Guyer. In tema di destinazioni celebri tra gli amanti dello sci, passando in Germania, Garmisch è il luogo di nascita della New Art Salon Foundation, nata nel 2021 dietro le vetrine di un’ex filiale della Deutsche Bank e che oggi rappresenta otto giovani artisti emergenti, privilegiando approcci interdisciplinari tra scultura, video, pittura, incisione, performance e fotografia. A proposito di quest’ultima: rimanendo in alto, ma spostandoci dalle Alpi alle valli dei Pirenei, ecco la Galeria Alta ad Anyós, nel Principato di Andorra, a più di 1 300 m di altitudine. Qui l’ex agente Pancho Saula e la moglie Michelle Ferrara hanno trasformato la propria abitazione in pietra dalle ampie vetrate in una sofisticata galleria dove accogliere visitatori all’insegna di una fruizione lenta delle esposizioni da loro organizzate: «Slow art» – così la definiscono i padroni di casa – con una fantastica vista sulle montagne.

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