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Monsters of rock, eliche a tutto sound!

Che qualcosa di insolito stia andando in onda in Florida, presso il terminal crociere di Port Canaveral, lo dice l’outfit dei passeggeri di mezza età in coda al check-in della Mariner of the Seas (Royal Caribbean), grattacielo galleggiante classe Voyager con 14 ponti, un teatro da 1 300 posti e piscine a volontà. Niente bermuda fluo e camicie hawaiane d’ordinanza, ma una sfilata di t-shirt nere tappezzate di loghi che hanno fatto la storia del rock. Journey, Toto, Tesla, Ratt… ma vanno benissimo anche le magliette delle precedenti edizioni della Morc alias Monster of Rock Cruise. Quest’anno siamo arrivati alla numero 11, e gran parte del merito va a Mister Larry Morand, inventore di questa e altre crociere ad altissimo coefficiente di decibel. La ricetta è la seguente: prendi una nave, infilaci dozzine di band e migliaia di passeggeri da tutto il mondo, e bye bye che si parte, destinazione Caraibi. Una settimana di concerti, feste, fiumi di birra e spiagge tropicali. Solo che quest’anno il meteo si è messo di traverso: tuoni, fulmini, saette e venti da portar via un elefante. Il primo giorno di navigazione tutti i concerti previsti sul ponte esterno saltano uno dopo l’altro, ma ce ne sono talmente tanti nel resto della nave che quasi non ci si fa caso. Il menu 2023 propone mostri sacri del calibro di Tesla, Michael Schenker, Queensrÿche e Winger, e giovani rocker come la britannica Chez Kane e i finnici Shiraz Lane. Tra i primi a salire sul palco, con bandana in testa e orecchino da pirata, l’inconfondibile Spike, un uomo che per decenni nessuno ha mai visto sobrio in pubblico, figuriamoci in privato. Voce dei leggendari Quireboys fino all’anno scorso, quando imbraccia la chitarra acustica un raggio di luce proveniente da chissà quale galassia lo trasforma in qualcosa di profondamente metafisico, dove corpo, anima, alcol e musica sono gli ingredienti di un ipnotico e divertentissimo miracolo vivente. Tra un concerto e l’altro (decine al giorno) il tempo sulla Morc è scandito da riti irrinunciabili, come le quotidiane “photo experience”. Fermo restando che le opportunità per un selfie con gli idoli di turno si sprecano (te li ritrovi al buffet mentre lottano con un vassoio di pollo al curry, pigiati negli ascensori che fanno la spola tra i ponti o… al karaoke), qui la faccenda è ufficiale: per un’ora o giù di lì quattro o cinque band si mettono in posa alle tue spalle (con tutti i rischi del caso, pernacchie e gestacci inclusi) e un fotografo ti scatta un click da incorniciare e mostrare agli amici per gli anni a venire.

Un concerto a bordo della monster of rock. Ph: Andrea Forlani

Terra! Alle otto del mattino del terzo giorno di navigazione fuori dagli oblò appare la costa della Repubblica Dominicana, versante nord. Ancore a mare e fuori gli ormeggi che si sbarca a Puerto Plata: di per sé non è un posto da strapparsi i capelli, ma ci sono escursioni niente male nei dintorni. La verità è che dopo due notti di sesso, birra e rock’n’roll, eserciti di occhiaie escono dalle cabine in cerca solo di una spiaggia tropicale dove spaparanzarsi al sole (nel frattempo di nuovo tra noi) e di un mare turchese dove mettersi a mollo. Capitolo souvenir: i più pigri si accontentano dei  chioschi di magneti made in China, ma i veri guerrieri si contendono i memorabilia di bordo lanciati al pubblico durante i concerti: dai plettri di chitarristi e bassisti – possono atterrare in una scollatura ma anche in un occhio – alle più rare e pericolose bacchette dei batteristi. Se poi come quest’anno, sul palco ci sono i christian rocker Stryper, la lotta per arraffare una delle loro bibbie volanti è senza quartiere. 

Ph: Andrea Forlani

Monsters of rock

Ph: Andrea Forlani

Quarto giorno: alle sette e 17 antimeridiane il capitano aziona gli altoparlanti delle cabine e con voce squillante annuncia: siamo arrivati a Labadee! Dopo le maledizioni per la sveglia all’alba tutti sul pontile diretti in spiaggia per un’altra giornata di tatuaggi arrostiti al sole e cocktail sul bagnasciuga. Già, ma dove sta Labadee? Presto detto, in uno dei Paesi più sfortunati dei Caraibi, Haiti, dove Royal Caribbean ha costruito un resort privato (e recintato) a esclusivo uso e consumo dei propri croceristi. Appare paradossale e cinico. Ci si può forse consolare apprendendo che la compagnia garantisce reddito e lavoro a centinaia di haitiani. Su un palco allestito tra le palme allietano l’atmosfera le chitarre degli Eclipse – per l’occasione in camicia a fiori – blasonati membri di quel vaso di Pandora di nome Svezia, che da decenni sforna alcune delle band più mirabolanti del Pianeta. Sulla nave ce ne sono in quantità, ma la storia più bella arriva da Falköping, cittadina in mezzo al nulla tra Stoccolma e Göteborg. Sembra una barzelletta invece è una favola: due anni fa un gruppo di amici quarantenni mette insieme una band di nome Nestor, lancia in rete tre singoli di sapore Anni 80 (inclusa una ballad insieme a Samantha Fox) e un album spettacolare. Scoppia il finimondo: un poliziotto, un preside, un cameraman e un tattoo artist si ritrovano rockstar nel giro di una notte, finiscono nelle playlist planetarie, suonano nei più grandi festival rock d’Europa e immancabilmente sulla crociera più pazza del mondo. Il quinto giorno la fatica è canaglia – prima delle dieci a colazione non si vede un’anima – ma poi la giornata prende lentamente forma con i consueti concerti e un altro irrinunciabile appuntamento della Morc: “You think you can shred”: Tradotto in pillole significa che qualunque passeggero-chitarrista può esibirsi davanti a una giuria di rockstar in perfetto stile talent per coprirsi di gloria o inanellare la più grande figuraccia della propria vita. In entrambi i casi sarà un momento indimenticabile. Ma ormai siamo sulla via del ritorno, ancora una notte di navigazione e poi si sbarca al punto di partenza. Sulla promenade della Mariner of the Seas parte ufficialmente la festa finale, tra passeggeri in costume, migliaia di palloncini, ricchi premi e cotillon. Baci, abbracci, rock a tutto volume e la promessa di rivedersi al prossimo giro di quella meravigliosa giostra di nome Morc.

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