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Ritorno al futuro con le auto Anni 80 e 90

È successo tutto così in fretta che non ce ne siamo accorti. Gli Anni 90 non sono passati da dieci giri di calendario, come a volte può sembrare, ma da 30. Così, anche nella cerchia dei millennial – nel frattempo sensibilmente cresciuti – è scattato il richiamo della nostalgia e la corsa ai ricordi ereditati dai genitori. Con effetti a largo raggio. In ambito automobilistico, per esempio, le macchine che fino a poco tempo fa, per strada, erano additate come “vecchie”, ora stanno cambiato status e a trasformarsi in oggetti del desiderio e di ambizioni collezionistiche. Un collezionismo alimentato da quarantenni appassionati e benestanti, ma non solo: a cercare i modelli di fine millennio ci sono i detentori del titolo, ma anche i loro amici più anziani. «Ci sono almeno tre generazioni che cercano di acquistare da un parco auto sempre più ridotto. Poiché la nostalgia continua a essere una forza trainante nell’universo automobilistico, e le case continuano a costruire modelli che disconnettono sempre di più il conducente dall’esperienza di guida, un numero sempre maggiore di persone cerca un’auto divertente, diversa da qualsiasi cosa possa essere oggi acquistata in concessionaria», ha dichiarato a Newsweek Bradley Brownell, co-fondatore di Radwood ed ex direttore del Crawford Auto-Aviation Museum di Cleveland. Radwood è la risposta tangibile a questo trend: una nuova serie di esposizioni di auto, pensata come un festival, che si concentra sui veicoli, i vestiti e i cimeli degli Anni 80 e 90, e porta i principi delle esposizioni di auto d’epoca a un nuovo livello. Pensavate che tutto si fosse fermato ai Mods e agli Yuppies? Big mistake. I veicoli un tempo considerati banali, come le utilitarie e le giardinette, sono i nuovi cool e ricevono un rinfrescato sguardo dalla comunità degli appassionati. Non ci credete? Andate a vedere quanto costa una Fiat Panda, sì quella Panda, quella di Giorgetto Giugiaro. Che cosa porta di suo l’epoca delle connessioni in tutto questo? Il mondo delle aste. Il gioco è semplice, stiamo parlando di una generazione che ha imparato a usare eBay in tempi non sospetti e che è diventata un pubblico fondamentale nel mercato delle case d’asta. Certo, non potrà mai essere centrale come quello dei grandi collezionisti, quello è un altro campo. Internet poi, con il fiorire di siti specializzati, ha insegnato che il ricordo su gomma si può trovare, perché qualcuno banalmente l’ha tenuto e non rottamato. Nel caso delle auto degli Anni 80 e 90, be’, di solito più di qualcuno. Incredibilmente, questo non è un freno per il mercato. Quello che seduce e ammalia i compratori non è il prestigio del marchio o del modello, quanto la funzione più pura e profonda del ricordo. Succede così che in alcuni lotti, auto di popolare stirpe possano raggiungere livelli di quotazioni impensabili. Il discorso fila, le icone del design e delle alte prestazioni sono ormai inarrivabili per i “giovani” collezionisti, ma non è che sia sempre il pezzo storico a essere ricercato, anzi. «I valori, negli ultimi tre anni, per le auto e i veicoli degli Anni 90 sono aumentati più di qualsiasi altro decennio», ha dichiarato Brian Rabold, vicepresidente dell’intelligence automobilistica di Hagerty, un’azienda che segue attentamente il mercato delle auto da collezione. Un aumento del 78% per la precisione, una cifra impensabile per questo tipo di automobili. 

il festival redwood, celebrazione itinerante dedicata ai veicoli e al lifestyle degli anni 80 e 90.

Proprio il periodo del Covid ha segnato il grande successo delle case d’asta. Il primo motivo, il più facile, è dato dalla disponibilità di spesa, che certe nicchie hanno la fortuna di avere sempre; il secondo, dalla “reclusione” forzata. Negli Stati Uniti, durante il lockdown, le automobili più ricercate degli Anni 90 sono stati i fuoristrada e i pickup, che si abitasse in campagna o nelle metropoli: «La gente sembrava avere il sogno di andare in campagna, di fuggire dagli spazi ristretti imposti dal Covid», dice Randy Nonnenberg, co-fondatore e presidente del sito bringatrailer.com, uno dei più imprevedibili e di successo del campo. Nonnenberg ha avviato l’attività del suo sito web di aste nel luglio 2014 con tre auto in elenco: una “Boss” Mustang del 1970, una Bmw M3 del 1991 e una coupé Alfa Romeo del 1964. Ora conta due milioni di visitatori mensili, 100 000 offerenti registrati e ha chiuso il 2022 con vendite superiori a 1,35 mld di $, con un aumento del 63% rispetto al 2021. Per un newcomer nel mercato, una realtà storica come la casa d’aste Bonhams ha messo a punto un sito che promette di curare meticolosamente ogni auto messa in vendita, verificando i rapporti sugli incidenti, i certificati di originalità e numeri di motore e chilometraggio; viene poi organizzato un servizio fotografico e, una volta andato a segno l’affare, il trasporto del veicolo. Dalla Francia, Artcurial e Aguttes rappresentano la risposta europea a questa tendenza. La seconda, in particolare, ha proposto pezzi “dismessi” dalle collezioni di Citroën e Peugeot: proprio così, all’asta sono arrivati pezzi da museo, e per di più pezzi estremamente pop: dalle 2Cv con pochissimi chilometri alle Ax per il Double Chevron, dalle 205 che hanno fatto la Parigi-Dakar ai concept e one-off della casa del Leone. 

una porsche 911 carrera del 1989 venduta dalla casa d’arte artcurial a quasi 74 000 $

Ciò non significa che tutte le auto degli Anni 80 e 90 stiano aumentando di valore. Le auto “da collezione” solitamente sono auto sportive o modelli ad alte prestazioni. Comunque, una ragione di questo successo, al di là del potersi permettere un sogno adolescenziale, è che le auto dei tempi andati regalavano ancora una sensazione di guida “dura e pura” che tendenzialmente si è persa nelle auto moderne, in cui cavi, computer e sensori, invece che semplici ingranaggi e idraulica, creano il collegamento tra il conducente e la strada. In Italia, il primo boom delle auto degli Anni 80 e 90 ha riguardato le “piccole”, non necessariamente “pepate”. Per esempio: una Renault Clio Williams cinque anni fa costava come uno scooter, oggi le sue quotazioni arrivano a 35 000 €. Una Panda 4×4? Molto meno, ma ascoltate il good advice: cercatele con attenzione nei paesini, inseguite le signore alla guida senza spaventarle o datevi alle aste, prima che sia troppo tardi…

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