The Good Life Italia

Passeggiando in una Milano rotonda e verticale

Dicono che adesso sia una città verticale, Milano; di sicuro è sempre stata rotonda, radiocentrica, in mezzo il Duomo e tutt’intorno la cerchia dei Navigli, i Bastioni, le circonvallazioni; e “circolare” è pure la pianta degli edifici da cui inizia questo nostro mini-tour su scala comunale, assemblaggio di suggestioni telegrafiche dedicate a nuovi flâneur. Rotondi sono il tempio di San Sebastiano in via Torino (XVI secolo) e il padiglione disegnato da Piero Bottoni al QT8 (1951); ci sono gli “igloo” concepiti alla fine degli Anni 40 da Mario Cavallè nel quartiere della Maggiolina e la “Casa a tre cilindri” costruita dal 1959 al 1962 su progetto di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti; e lì vicino, in piazzale Segesta, spunta anche la torre progettata dallo studio Barbieri & Negri, con la sua insolita forma a cono rovesciato (è del 2009). Rimaniamo in zona San Siro e ci spostiamo di poco, direzione stadio Meazza, per evocare l’argomento grattacieli da una prospettiva insolita: qui vediamo quelli “orizzontali” del Quartiere Harar, al quale lavorarono negli Anni 50 Gio Ponti, Luigi Figini, Gino Pollini e Piero Bottoni. “Grattacieli” furono soprannominati anche i palazzi gemelli degli Anni 20 in piazza Piemonte: ci si applicò Mario Borgato, impegnato allora nel cantiere del Teatro Nazionale.

casa-igloo alla maggiolina (cavallé, anni 40).

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palazzo fidia, di aldo andreani (1929/1932).

l’installazione luminosa la notte di luca massaro sui tetti della galleria d’arte viasaterna in via leopardi.

Ma il primo, vero grattacielo di Milano fu la Torre Snia Viscosa (Alessandro Rimini, 1935/37), più conosciuta come Torre San Babila, dal nome della piazza su cui affacciano i suoi 15 piani. Brevissima passeggiata e siamo nel “Quadrilatero del silenzio”, dove di fronte alla celebre Villa Necchi Campiglio troviamo alcune tra le case più belle in città, tra cui Villa Zanoletti (per tutti Villa Mozart, al 9 dell’omonima via), Palazzo Fidia e Casa Sola-Busca in via Serbelloni 10-12 (detta anche “Ca’ dell’Oreggia”, in omaggio al suo citofono a forma di orecchio, opera di Aldo Andreani). A proposito di angoli tranquilli in centro, merita un inciso il Giardino Perego, oasi firmata da Luigi Canonica e Luigi Villoresi a fine ’700 in via dei Giardini (appunto), che contempla anche la panchina-scultura di Valeria Bersani e Pietro Cascella.

il tempio della vittoria, costruito tra il 1927 e il 1930 su progetto di giovanni muzio.

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il giardino perego in via dei giardini.

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Villa Necchi Campiglio

E così passiamo all’argomento “monumenti & arte pubblica”, da cui peschiamo quattro testimonianze: il Mère Ubu del surrealista spagnolo Joan Mirò in via Senato; la fontana intitolata a Giuseppe Grandi nella borghesissima piazza che porta il suo nome (sotto di lei, il rifugio antiaereo più grande della Seconda guerra mondiale); le due lastre – una a Cadorna/Malpensa Express, l’altra in aeroporto – di Alberto Garutti con la scritta Tutti i passi che ho fatto mi hanno portato qui, ora (questa la dedichiamo ai tanti che arriveranno dall’estero per il Salone); il Tempio della Vittoria, disegnato da Giovanni Muzio di fianco all’università Cattolica. È, quest’ultimo, il sacrario dei Caduti di Milano (ma pochi lo sanno), circostanza che ci offre il destro per consigliare una visita sia al Cimitero Monumentale (collezione d’arte funeraria con interventi di Lucio Fontana, Fausto Melotti, Igor Mitoraj, Arnaldo Pomodoro, Piero Portaluppi, Adolfo Wildt…) sia al “muro di teschi” nella chiesa di San Bernardino alle Ossa, in piazza Santo Stefano. Chiusura tra le ombre con l’installazione luminosa La Notte di Luca Massaro, sui tetti di via Leopardi in zona parco Sempione: un’evocazione romantica, nei caratteri tipografici di un quotidiano milanese (usciva di pomeriggio) che ormai non c’è più (sigh!).

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