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Rivoluzioni silenziose al Museo Ferragamo

A condurmi al Museo Salvatore Ferragamo, tra le mura spesse e storiche di Palazzo Spini Feroni a Firenze, non è stato il richiamo fashion di un brand che ha fatto e continua fare il giro del mondo, semmai una traccia, anzi un passo: quello di un paio di scarpe e di un incontro che io, da Royal Watcher appassionata di The Queen e dintorni, non potevo trascurare.  E infatti, tra le prime foto sparse tra scaffali fitti di calzature “made by Ferragamo”, scorgo la mia strada segnata dalle ballerine di suede che, nel 1992, Lady D indossò e per le quali vergò a mano un biglietto di ringraziamento “Scarpe e borse che mi hanno regalato immenso piacere e sono fiera di indossare”. Accanto al cimelio, una foto memorabile: la regina Elizabeth II che accoglie a Buckingham Palace un’altra regina… Mrs. Wanda Ferragamo. È il 2005. Dal 1960 ossia dalla morte del marito Salvatore, il “calzolaio delle dive”, è lei a presiedere, dirigere ed espandere l’azienda e la dinastia. Proprio come Sua Maestà. Fino alla sua scomparsa nel 2018, Wanda Miletti Ferragamo è stata la guida intelligente e solida della premiata ditta rappresentativa dell’artigianalità e dell’eccellenza italiane nel mondo.

boom economico raccontato attraverso i suoi oggetti più iconici

«Quando cominciai a lavorare, in Italia non c’erano molte donne a guidare le aziende. Oggi è diverso, e ne sono contenta, anche se sono consapevole di ciò che comporta. Tutte le donne lavorano, solo che alcune svolgono il lavoro fuori di casa. Le casalinghe devono comunque tenere i conti come un ragioniere, decorare come un interior designer, cucinare come uno chef e organizzare la casa come un Ceo, tutto ciò mentre devono svolgere anche il lavoro di moglie e di mamma. Noi donne facciamo di tutto, non importa quale e dove sia il nostro ufficio», scrive Wanda Ferragamo, alla quale è dedicata la mostra Donne in Equilibrio 1955/1965 nella sede del Museo della maison dove mi hanno condotto le scarpe di Lady D (fino al 18 aprile, ferragamo.com/museo/it). «Abbiamo pensato a una mostra che parlasse non solo di Wanda, ma guardasse anche alla complessa realtà femminile di quel periodo», spiegano le due curatrici Stefania Ricci ed Elvira Valleri. Sono gli anni del miracolo economico e le donne si affacciano nei diversi settori della società italiana, anche quelli più tradizionalmente riservati agli uomini, mettendo in moto inediti, dinamici e complessi cambiamenti sociali, professionali ed esistenziali di cui siamo debitori oggi.

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Da qui, l’allestimento espositivo, che rende conto dei diversi modi di essere donna in quel periodo, e di come la differenza di genere abbia agito plasmando comportamenti, modelli individuali e rapporti sociali. Da un lato, i disegni degli arredi che alludono all’ufficio di Wanda Ferragamo a Palazzo Spini Feroni, dal 1938 sede dell’azienda, ispirati alle vedute paesaggistiche che decoravano il treno “Settebello” e simbolo dell’Italia del boom; dall’altro le stanze di una casa borghese della seconda metà degli Anni 50: il tinello, la libreria, la cucina, il salotto, il guardaroba e la camera delle ragazze… arredate con i “pezzi” del design italiano, tutto quello che allora era “moderno”: telefoni, radio, contenitori di moplen, macchine per scrivere, abiti e caschi da coiffeur… Per scoprire che molti oggetti e brand iconici sono stati creati e commercializzati da donne, in imprese che finivano per portare il nome – o meglio, il cognome – del padre o del marito. Così, dietro il successo della Campari, c’è Angiola Maria Barbizzoli, Giulia Maria Crespi dietro al Corriere della Sera, Giancarla Re Mursia dietro l’omonima casa editrice, ma anche Anna Bolchini Bonomi dietro la ricostruzione del Teatro La Scala, il grattacielo Pirelli e Postalmarket, Rina Tomasin Brion dietro Brionvega. E poi la moda: Biki, Germana Marucelli, Jole Veneziani, Fernanda Gattinoni e Mila Schön, le sorelle Fontana e le sorelle Fendi, Luisa Spagnoli, Giuliana Marchini Gerani e Deanna Ferretti Veroni. C’è il giornalismo (Fallaci, Cederna, Brin), il design (Aulenti, Castelli, Campi, Bonfanti, Fasolis, Boeri, Vigo, Cheti…), la pubblicità (Mateldi, Lamm), l’editoria (Morante, Ginzburg, Bellonci, Banti, le sorelle Giussani, Peverelli, Liala), il cinema, la fotografia, l’arte (Cerati, Samugheo, Niccolai, Fioroni, Badiali), la scienza (Castelnuovo, Fermi, Giovene Amaldi, Balzaretti). Tante, tantissime. Impossibile ricordarle tutte, ma questa mostra ci prova. Per fortuna.

La mostra donne in equilibrio 1955/1965, è visitabile fino al 18 aprile al Museo Ferragamo di Firenze di palazzo Spini Feroni.
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